giovedì 20 febbraio 2014

Skype, stato in linea... dipende

Ciao a tutti, oggi voglio parlare di etichetta e norme di comportamento nell’utilizzo di Skype, uno strumento di comunicazione (anche interna) favoloso, ma che ritengo venga utilizzato non sempre in maniera lineare dagli utenti nostrani. Mi riferisco all’uso improprio delle impostazioni di “stato” di cui dispone Skyper (questo il nome originale, poi cambiato perché il dominio non era disponibile) nato per la cronaca nel 2002. Tralasciando significato e corretto impiego degli “stati” più ovvi (In linea, ad esempio) vorrei invece soffermarmi sullo stato “assente” e sul malvezzo di impostarlo anche quando, nella realtà, assenti non siamo. Tutto è filato liscio fino a quando quel qualcuno, pur “assente”, ha iniziato a rispondere, facendo precipitare le cose e mandando progressivamente all’aria l’attendibilità di questo e di tutti gli altri stati. Oggi Skype è un tiro a segno, ci sono utenti che rispondono persino se “non in linea” e altri che hanno dato ormai per scontato che se il “semaforo” è arancione può voler dire di tutto; con buona pace di chi aveva scommesso sulla sincerità collaborativa degli utenti. A parte il mio appello, è cioè tornare alla applicazione semantica dei diversi stati (“assente” anche solo se si va a prendere un caffè, “in linea” se si è davvero in grado di rispondere e “occupato” se non ce n’è per nessuno) quale potrebbe essere lo “stato” aggiuntivo da richiedere a Microsoft (proprietaria di Skype) per risistemare le cose? Riproduzione riservata.

1 commento:

  1. Chiediamo a MIcrosoft il colore viola per il "ci sono ma non ci sono"

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